mercoledì 18 marzo 2020

Ma la Primavera non lo sapeva...

 




“Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, 
i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori continuavano a sbocciare
ed il sole a splendere
e tornavano le rondini
 e il cielo si colorava di rosa e di blu.
La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni.
Diventava buio sempre più tardi 

e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a Gsuite
e nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto
anche gli uffici.
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini
perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali
e la gente si ammalava,
ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire.
Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
i nonni, le famiglie e anche i giovani.
Allora la paura diventò reale
e le giornate sembravano tutte uguali,
ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire.
Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme,
di scrivere lasciando libera l’immaginazione,
di leggere volando con la fantasia,
ci fu chi imparò una nuova lingua,
chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi,
chi capì di amare davvero separato dalla vita,

chi smise di scendere a patti con l’ignoranza,
chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti,
chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore per il suo migliore amico.
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno.
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri,
l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
e l’economia andare a picco.
Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti
e poi arrivò il giorno della liberazione
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita
e che il virus aveva perso,
che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
E allora uscimmo per strada
con le lacrime agli occhi,
senza mascherine e guanti,
abbracciando il nostro vicino
come fosse nostro fratello.
E fu allora che arrivò l’estate,
perché la primavera non lo sapeva
ed aveva continuato ad esserci
nonostante tutto,
nonostante il virus,
nonostante la paura,
nonostante la morte.
Perché la primavera non lo sapeva
ed insegnò a tutti
la forza della vita”.



Irene Vella

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